Il precedente della Juventus e di Agnelli
Si è già citato il caso di Andrea Agnelli e della Juventus. Nel 2017, in seguito a quanto emerso dall’inchiesta Alto Piemonte, l’allora presidente bianconero fu inizialmente inibito per un anno, mentre il club ricevette una multa da 300mila euro.
In appello, a dicembre dello stesso anno, l’inibizione per Agnelli fu ridotta ai tre mesi fin lì già scontati e furono aumentate le ammende: 100mila euro per l’allora presidente e 600mila euro per la società.
Furono anche annullate le sanzioni per gli altri dirigenti coinvolti, tranne l’ex direttore commerciale Francesco Calvo (un anno di squalifica). Agnelli e altri tesserati della Juventus non furono mai indagati dai pm di Torino. I processi accertarono che la ‘ndrangheta era riuscita a controllare i gruppi ultras dello Juventus Stadium.
Tramite il controllo della curva, controllava anche il bagarinaggio e faceva pressioni sulla società per poter ottenere più biglietti di quanto consentito dalle norme della giustizia sportiva, ragione per cui Agnelli e la società (appunto mai coinvolti nell’inchiesta penale) furono condannati.
Ad Agnelli e agli altri dirigenti in particolare fu contestata la frequentazione con Rocco Dominello, figlio di un uomo della cosca Pesce-Bellocco e uomo condannato per associazione mafiosa, che però per il tribunale sportivo “avvenne in maniera decisamente sporadica, ma soprattutto inconsapevole con riferimento alla conoscenza del presunto ruolo malavitoso dei soggetti citati”.