Le ultime uscite, in particolare quella di Firenze, hanno segnalato uno scivolone fragoroso. Nelle prestazioni, ma anche nei comportamenti, come in occasione del secondo rigore assegnato al Milan quando Tomori è andato a prendere il pallone per consegnarlo all’amico, piuttosto che al rigorista assegnato da Fonseca, l’ex compagno al Chelsea Pulisic.
Rigore che Abraham, come noto, si è fatto parare da De Gea, con Tomori che un quarto d’ora dopo è intervenuto a vuoto sul rinvio dello stesso portiere spagnolo, agevolando il 2-1 decisivo di Gudmundsson.
Insomma, dalle stelle alle stalle. Dalla gioia per essersi ritrovati in rossonero per inseguire nuovi traguardi – di club, ma anche personali come il ritorno in Nazionale -, a finire dietro la lavagna.
Tomori, a dire il vero, tolte poche gare, in primis il derby, ha dispensato qua e là diversi errori, confermando un calo già emerso nelle due annate successive allo scudetto. L’impatto di Abraham, invece, è stato ottimo, tant’è che Fonseca ha scelto di cambiare formula offensiva schierando l’inglese assieme a Morata e non come sua alternativa.
Il problema di Abraham, però, è che di gol, da nove – di posizione – titolare del Milan, né è arrivato solamente uno contro il Venezia, il 4-0 su rigore, quella volta sì gentilmente concesso da Pulisic su spinta di Leao e di gran parte del pubblico di San Siro.
Il furore agonistico non è mai mancato, ma è chiaro che per conservare il posto da titolare, Abraham debba aumentare il proprio bottino di reti, ma oltre questo arriva la decisione clamorosa della società, pare che continua a leggere