Ma andiamo con ordine, lasciando lì in sospeso queste due sequenze solo apparentemente slegate tra loro: ambedue raccontano di un mondo di sotto, fatto di cori e vita violenta, in simbiosi con il mondo di sopra delle celebrità, della politica e del business, che come sempre in queste storie viene prima di tutto il resto.
Il collante, infatti, sono i tanti affari che ruotano dentro e fuori lo stadio di San Siro, secondo gli inquirenti gestiti a metà dai leader della Curva Nord e della Sud continua a leggere.
Ripartiamo, dunque, da Cernusco sul Naviglio. Qui il capo ultrà nerazzurro, Andrea Beretta, ha ucciso a coltellate Antonio Bellocco, erede di una potente famiglia di ‘ndrangheta di Rosarno, provincia di Reggio Calabria. Il giorno prima erano tutti a giocare a calcetto contro i “cugini rossoneri”, con cui il rampollo calabrese, legatissimo ai vertici della Nord, aveva solidi rapporti.
Secondo quanto riferito da Beretta ai pm Paolo Storari e Sara Ombra, tutto sarebbe partito da un piano del clan Bellocco di ucciderlo. Ma è difficile credere, è la tesi di chi indaga, che alla base del delitto ci possano essere solo i ricavi del negozio di abbigliamento da stadio che il capo ultrà interista gestiva.
Un po’ poco, in effetti, per uccidere un uomo di ‘ndrangheta con tutte ciò che ne consegue. Quale sarà la reazione della cosca è ancora presto per dirlo. Di certo la procura sta scandagliando tutti gli affari che ruotano attorno alla curva, dai biglietti al merchandising, dai paninari ai parcheggi fino allo spaccio.
Anche perché l’agguato a Bellocco non è il primo assassinio maturato all’ombra della Nord: nell’ottobre 2022 è stato ucciso lo storico leader Vittorio Boiocchi, tornato a guidare gli ultrà nerazzurri dopo 26 anni di carcere. Ed è questo un primo spartiacque nella storia recente del tifo estremo neroazzurro continua a leggere